[ È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva. ]
John Keating (Robin Williams), in L'attimo fuggente, 1989

Lo zoo umano

Desmond Morris
LO ZOO UMANO
Arnoldo Mondadori Editore, 1970

Quando le pressioni della vita moderna diventano troppo forti, il tormentato abitante delle metropoli ha l'abitudine di definire il suo brulicante mondo una giungla di cemento.
E' una maniera pittoresca di descrivere il modo di vivere di una fitta comunità urbana, ma è anche grossolanamente inesatta come potrà confermare chiunque abbia studiato una vera giungla.

In condizioni normali, nel loro habitat naturale, gli animali selvaggi non si mutilano, non si masturbano, non aggrediscono la loro prole, non si fanno venire l'ulcera allo stomaco, non divenano feticisti, non soffrono di obesità, non formano coppie di omosessuali, non commettono assassinio. Ora tutte queste cose si verificano notoriamente tra gli umani che abitano le città. Che questo denoti una differenza di fondo tra la specie umana e le altre specie animali? A prima vista sembrerebbe di sì. Ma è una conclusione ingannevole. Anche altri animali si comportano in questa maniera, ma in certe circostanze, e precisamente
quando sono costretti nelle condizioni innaturali della cattività. L'animale in gabbia dello zoo presenta tutte quelle anormalità che abbiamo imparato a conoscere così bene nei nostri compagni umani. Evidentemente, dunque, la città non è una giungla di cemento ma uno zoo umano.

[nota: si può essere critici nei confronti di un testo seppure se ne intuisca il valore globale, di conseguenza invito a leggere quest'opera pur prendendo le distanze da alcuni concetti, come ad esempio la definizione di anormalità riferità all'omosessualità]

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