[ È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva. ]
John Keating (Robin Williams), in L'attimo fuggente, 1989

Festival dei Festival - Concorso internazionale videoamatori

Lugano, 8 settembre. La rassegna dei film amatoriali in concorso, proiettati al cinema Lux di Massagno nell'ambito del Festival della Cinematografia di montagna è stata una sorpresa. Il livello tecnico dei videoamatori è certamente apprezzabile, ma ciò che stupisce è anche la capacità di destreggiarsi con questo mezzo espressivo fino ad essere, in alcuni casi, di grande efficacia.

Otto sono i corti presentati al pubblico è già giudicati da una giuria di notevole caratura, che annovera personalità come Egidio Bonapace, presidente del Film Festival di Trento. Al momento l'esito del voto non è ancora reso pubblico ma forse riusciamo a fare qualche valida previsione.

Pamir - in sella a un tandem sul tetto del mondo, 13min., di Romina e Francesco Riva (Svizzera)
Romina e Francesco, che stanno compiendo un lunghissimo trekking in tandem attorno a mezzo mondo, raccontano il loro passaggio sull'altipiano che tra i 4000 e i 3000 metri di altitudine, divide il Tagikistan, l'Afghanistan, il Kirgizistan, il Pakistan e la Cina.

Si tratta forse più di un racconto iconografico, dove sono immortalati luoghi di eccezionale bellezza, e in cui più che le sequenze filmiche ad essere davvero qualitativi sono gli scatti fotografici.

The children of Ushe, 15min., di Elio Orlandi (Italia)
Inizia e termina con primi piani molto stretti dei bambini della valle ai piedi del Karakorum. Ma in realtà il titolo The Children of Hushe si riferisce alla nuova via aperta sul k7, exploit che viene mostrato in pillole dopo un lungo cammino ripreso con giochi di riflessi continuamente ripetuti e fotogrammi fotocopia. Quando ci si rende conto che i volti dei bambini sono messi li per ammiccare al pubblico e forse alla giuria, ci si è annoiati abastanza per attendere che questi lunghissimi 15 minuti finiscano. Va bene annoiare gli amici a casa, ma ad un festival si vorrebbe qualcos'altro.

Einer trägt des anderen Last, 20min., di Sylvia Rothe (Germania)
E' un documentario a carattere sociale dove parafrasando il titolo ognuno porta il peso dell'altro. Alcuni detenuti (le cui colpe variano: dalla droga, al furto, alle violenze, allo stupro) dopo duro allenamento partecipano ad un trekking montano molto speciale. Con barelle monoruota o attrezzate con uno snowboard, portano delle persone con handicapp a fare questa passeggiata in montagna, in luoghi in cui per loro sarebbe impossibile accedere. La marcia ha ritmi serrati, le difficoltà ed i passaggi complicati non mancano, per i portatori è un'esperienza durissima, ma che con ostinazione, si direbbe - e in parte lo ammettono - con desiderio di espiazione portano a termine riguadagnando un po' di stima verso sé stessi e perdendo per strada un lieve cinismo iniziale in favore della scoperta della solidarietà. E' girato molto bene, un lavoro professionale, addirittura canonico: la sua forza sta più nel tema.

Quo vadis, 17.min, di Paul Berner (Svizzera)
Un volo in mongolfiera dentro ai crepacci di un ghiacciaio è cosa impossibile. Si da il caso però che la mongolfiera permette di accostare, di appoggiarsi leggermente e pure di sporgersi dentro il crepaccio senza cascarvici. Almeno è ciò che si vuole dimostrare con questo esperimento. Il risultato è forse riassumibile in un paio di immagini interessanti: l'enorme globo colorato che sbuca dal ghiaccio, surreale; le pareti interne del crepaccio in primo piano con giochi di luce e d'acqua, astratto; sicuramente immagini inconsuete. Ed è praticamente tutto, nella lentezza delle manovre e nell'oratoria interminabile del protagonista che non lascia mai la parola alla natura.

Api operaie, 13.min, di Franco Bertoni (Svizzera)
Le Api operaie sono i volontari del Club Alpino Svizzero che lavorano per l'apertura e la chiusura delle capanne alpine. Sono persone che amano la montagna e che hanno un rapporto affettivo con la capanna dove volentieri amano ritrovarsi, per ben mangiare e divertirsi in compagnia. Sono lavoratori instancabili senza il cui apporto sarebbe difficile metter in esercizio il rifugio.
Questo documentario sembra un servizio televisivo appena più esteso, con una voce narrante descrive le attività e i momenti di incontro. E' la voce,  lo si intuisce, di un volontario, non certo un prifessionista. Il lavoro perciò assume un carattere rustico, un po' grezzo e proprio per questo verace e davvero aprezzabile.

In vacanza con le mucche, 17min., di Gianni Mengoni e Guido Bassi (Svizzera)
Siamo ancora in Ticino e il regista ci porta in luoghi bocolici dove il narratore è il cane pastore che ci racconta, accompagnando le immagini e con una semplicità di stampo familiare, le giornate di alcuni contadini alpestri. Li accompagnamo nella transumanza, che non é neanch'essa risparmiata dalla modernità, le mucche sono trasferite in camion e rimorchio. Andiamo ad osservare la mungitura meccanica e così apprezziamo, immaginandola, l'aria fresca del mattino che aspetta di essere illuminato da un sole ancorà giù, là dietro la collina. Poi entriamo nell'alpe dove il casaro, in piedi dall'alba, alle dieci di sera sta ancora facendo il formaggio, equi si che le cose si fanno ancora come una volta. Ben girato, simpatico e con il giusto ritmo, evoca momenti piacevoli dell'infanzia, è un lavoro amatoriale che merita di essere visto.

San Nicolò e i Krampus, 16min., di Gianni Volontario (Italia)
Di questo film si può dire che ha il pregio di testimoniare una tradizione. Girato a Tarvisio, nel Friuli, ci racconta questa tradizione diffusa nelle alpi e i particolar modo quelle di lingua tedesca, che vede i Krampus, demoni dei boschi, scendere nei villaggi il 5 dicembre per spaventare e castigare i bimbi che sono stati cattivi, salvo poi essere salvati dal santo Nicolò che li perdona strappandogli la promessa che si comporteranno bene. Non entriamo in materia del senso di questa tradizione e limitiamoci a constatare che il film è girato male dal punto di vista tecnico e non ha drammaturgia, è solo una registrazione video di ciò che accade.

Kailach, 16min., di Werber Kropik (Svizzera)
Il monte Kailash appartiene alla catena dei monti Gangdisê, nell'Himalaya tibetano. Qui sgorgano le sorgenti dei fiumi tra i più importanti in Asia: l'Indo, il Sutlej (importante affluente del fiume Indo), il Brahmaputra, e il Karnali (affluente del fiume Gange).
Per questo è un monte sacro a quattro religioni: tro religioni: l'Induismo per il quale è la residenza di Shiva, il Buddhismo, il Giainismo e il Bön, antica religione animista trasformatasi poi in una particolare versione di Buddhismo. A nessun uomo è perciò concesso di calpestare la roccia del Kailash, arrampicarvisi è vietato, per questo, per non essere stato mai scalato nonostante la sua imponenza e bellezza, è considerato il più significativo picco del mondo non scalato. Girarci attorno è un pellegrinaggio difficile ma compiuto da molte persone ogni anno, anche da improvvisati e imjpreparati trekker che spesso non ce la fanno: per il freddo, l'impreparazione, le embolie polmonari. Almeno una quarantina di persone all'anno, così si afferma nel film, anzi più precisamente si parla di cinesi, finiscono in pasto ai cani selvatici. Perchè in un ambiente dove avere di che fare il fuoco o poter scavare è difficle, le spoglie dei defunti vengono affidate, secondo pratiche secolari, agli avvoltoi, in vero in scarso numero, ma soprattutto ai cani randagi di cui la regione è ricca.
Compie questo giro Werber Kropik che ci racconta con voce off in italiano con accento tedesco, quanto basta per dare un tocco esotico, la bellezza, le contraddizioni, il degrado di quei luoghi, con leggerezza ma con cura e attenzione, sopratutto con ironia. Così viaggiamo, conosciamo, impariamo e ci divertiamo, giacchè anche le riprese sono accurate e il montaggio dà il giusto ritmo alla narrazione.

Non sappiamo ancora chi abbia vinto, ma è poi davvero importante? Lo è per i tre vincitori, a noi basta in fondo aver potuto godere di questi film, in particolare di Api operaie, In vacanza con le muccheEiner trägt des anderen Last e soprattutto Kailach. Speriamo che nelle prossime edizioni del Festival della cinematogrfia di Montagna si possano trovare altre conferme di come la cinematografia, anche nella sua manifestazione amatoriale stia crescendo di qualità. Viva la montagna, viva il cinema.

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