[ È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva. ]
John Keating (Robin Williams), in L'attimo fuggente, 1989

Visioni

In due giorni ho visto due film molto belli. Uno è "Nimphomaniac" di Lars Von Trier , l'altro "Quando c'era Berlinguer" di Walter Veltroni.
La differenza è flagrante.

"Nimphomaniac" è un bel film, che non c'entra nulla con la pornografia nonostante la locandina e i relativi sottintesi, che i produttori devono aver confezionato dandosi di gomito. E' un bel film perché non ha scorciatoie, non cerca cenni d'intesa. Non banalizza, non stropiccia le parole, ne porta rispetto: come succede a chi ha incontrato certi bei libri e probabilmente ne conserva ricordo.
"Nimphomaniac" - per ora presente nelle sale nella versione censurata e nella parte prima, o Volume 1 – è un film che apre al dubbio: lo si respira in maniera pressoché costante anche perché contrasta con la realtà reale, così piena di assolute certezze.
Del film di Von Trier uscirà il seguito fra qualche settimana, e sarà curioso sentire se modificherà qualcosa di queste incerte, acerbe e inesperte affermazioni.

Berlinguer.
Berlinguer è un film importante. Perché ci chiama da dietro, perché ci obbliga a tornare a quel senso di collettività che c'è stato, sì che c'è stato, e che a un certo punto abbiamo smarrito. E' un film che ha il merito di lasciare intatti un uomo, e un'epoca, dei quali ci si è facilmente, e per certi versi felicemente, innamorati. Di un amore anche postumo.
Torna fuori non la nostalgia, ma la potenza di quegli anni, poi finiti nel piombo. E quella figura esile che era Berlinguer, diventa un macigno, un punto fermo, una forza. Visti da qui, da lontano, i momenti dell'abbraccio al compromesso storico, la dichiarazione di distanza dal Pcus, l'instancabile sottolineatura dell'Antifascismo, la dignità operaia, la questione morale così urgentemente affermata (oggi ridotta a slogan, svilita e umiliata), sono abbacinanti.
E chi ha visto in questo documentario una "pulsione, neanche troppo nascosta, di veltronizzare Berlinguer" (ritenendola comprensibilmente eccessiva. Poi si è detto anche che ci sono forzature mistificatorie e lirismi di pessimo gusto), si è perso – crediamo – esattamente quella parte di film che consente di guardare in su, a certe altitudini umane così rare e quindi preziose. E perde, anche, la possibilità di riavvicinarsi ad un certo modo di essere, di pensare, di partecipare. Ma il tempo andato non ritornerà.

f.t.

12.04.2014

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