Jhon Maloff era uno storico
appassionato ed era diventato il presidente della Northwest Chicago
Historical Society, una piccola associazione sulla storia del proprio
quartiere dove viveva, a nord di Chicago.
Era il 2005, e lui abbastanza giovane.
Tra le iniziative che portava aventi la
piccola associazione c'era quella di
realizzare un libro sul loro quartiere. Iniziò a lavorarci con un
amico e decise che gli sarebbero servite almeno un centinaio di
fotografie. Pensò che la cosa migliore era iniziare a cercarle
direttamente per il quartiere, e così iniziò a frequentere le aste
pubbliche della zona. A una di queste un giorno ci trovò
una scatola enorme con dentro migliaia di negativi fotografici e una scritta: CHICAGO.
La scatola non si poteva aprire, quindi non aveva idea della qualità dei negativi o di cosa rappresentassero.
Nella speranza di trovarci qualche foto utile per il libro rischiò, e ci spese 400 dollari.
La scatola non si poteva aprire, quindi non aveva idea della qualità dei negativi o di cosa rappresentassero.
Nella speranza di trovarci qualche foto utile per il libro rischiò, e ci spese 400 dollari.
Nel box non trovò nessuna foto che
sperava di trovare. Niente di storico e nulla di utile per il libro.
Non capiva molto di fotografia, lavorava come agente immobiliare gli
piaceva collezionare oggetti antichi certo, ma di foto non ci
prendeva un granchè.
Mise il gigantesco box di foto
nell'armadio e si concentrò sul libro, che finì dopo un po' di
tempo.
Passò un anno o due, e la scatole
rimase nell'armadio. Poi un giorno la tirò fuori e iniziò ad
esaminare meglio le foto. C'erano decine e decine di pellicole ancora
non sviluppate, tantissimi negativi. Allora prese uno scanner e
realizzò delle scansioni digitali. Erano quasi tutte foto degli anni
'5o e '60, fotografie prese per strada che documentavano la vita e la
società e spesso compariva una giovane donna fotografata riflessa
negli specchi, nelle vetrine, dove capitava. Era lei l'autrice di
quegli scatti. Ne lesse il nome su alcune bobine di pellicola. Vivian
Maier.
La nuova vita di Jhon Maloff iniziò
così.
Prima si comprò anche lui una macchina
fotografica, e iniziò a fare foto per strada, come l'autrice dei
negativi che aveva trovato e che lo avevano ispirato al punto da
appassionarsi alla fotografia.
Poi iniziò a cercare l'autrice. Ci
mise un po' di tempo ma alla fine ci arrivò, anche se tardi.
Lo scoprì dall'archivio del giornale
locale che era morta pochi mesi prima.
Il 21 aprile del 2009. Aveva 83 anni.
Ma la sua ricerca non si fermò.
Appurato che Vivian Maier non aveva parenti iniziò a cercare quelli
che l'avevano conosciuta. Con molte difficoltà, perchè c'erano
poche tracce della sua vita.
Poi aprì un account su flickr, e inizò
a postare i negativi scansionati.
Chiese ai visitatori ulla sua pagina
cosa poteva fare con queste foto, se qualcuno conosceva l'autrice.
Fu così che lentamente, nel giro di
qualche mese, l'identità di Vivian Maier si rivelò.
Vivian Maier era una bambinaia che aveva sempre vissuto
in diverse famiglia, a NYC prima e a Chicago poi, e cresciuto
generazioni di bambini.
Non aveva mai fatto mostre, mai
pubblicato libri.
Anzi, quelli che la conoscevano neanche
sapevano che avesse questa passione.
Aveva un piccolo armadio nella sua
stanza, con le macchine fotografiche e le pellicole.
E le fotografie lei non le mostrava mai
a nessuno. Non ne aveva bisogno.
Spesso non le mostrava neanche a sè stessa, sono rimasti centinaia di rullini non sviluppati.
Era lo scatto che cercava. Poche frazioni di tempo.
Era lo scatto che cercava. Poche frazioni di tempo.
Vivian Maier era una fotografa, e questo le bastava.
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