Oggi è il 29 di maggio del 2013. E' morta Franca Rame.
Un'altra parte dell'anima rimane orfana. E la ricordiamo, e salutiamo, ribattendo un'intervista pubblicata sul quotidiano ticinese LaRegione il 9 maggio del 2000.
Si intitolava :
Di Franca ce n'è una sola, e iniziava così :
Non sono parole che chiamano da dietro.
Eppure quando vien fuori il nome della Palazzina Liberty, e si dichiarano lotte e cortei, e si sente il lamento di Milano che brucia dalle ferite e dal fuoco, per forza bisogna voltarsi. Perché è da lì che qualcosa – fra le tante cose – è partito. Alcuni dicono esperienze. Franca Rame dice impegno, sostantivo coniugabile solo alla propria coscienza.
« Per me e per Dario non è cambiato niente da quell'allora : continuiamo a portare avanti le nostre battaglie, oggi come ieri. E' stata dura, ma con noi c'erano altre persone che hanno lottato e lottano ancora ».
Si ferma, come per ripescare qualcosa dagli scaffali della memoria : aggiugne solo : « E' strano, quegli anni Settanta mi sembrano così lontani ».
Franca Rame dice che ha iniziato a recitaer che aveva otto giorni (« fra le braccia di mia madre : facevo la parte di Genoeffa di Brabante, non parlavo molto ma avevo una buona recitazione »). Da allora ha continuato a calcare le scene dei teatri d'Italia e quando i tempifurono giusti andò anche per fabbriche e per scuole, ad unire la sua con l'altrui voce. Ma non a tutti piacque quell'impegno, e lei pago un prezzo che genericamente viene definito violenza. Mise in scena anche questo.
L'incontro con Dario Fo avvenne su un ascensore : lei giovanissima, vestita cdon gli abiti di uno spettacolo che andava recitando, lui che da un paesino di contrabbandieri al confine con la Svizzera (Fo è nato a San Giano, in provincia di varese il 24 marzo 1926) era da poco approdato a Mlano a lavorare nel teatro di varietà. Si sposarono nel 1954 e fu il loro primo spettacolo di coppia.
A poche ore dalla reappresentazione locarnese che vedrà in scena il Mistero Buffo e Sesso ? Grazie, tanto per gradire (Locarno 9 maggio 2000 ndr), abbiamo intervistato Franca Rame.
Partiamo dalla donna e più propriamente dal ruolo della donna nel teatro comico. L'impressione è che il pubblico preferisca ridere al maschile, è così ?
« Non solo il pubblico rivolge più attenzione al comico maschio, ma per un motivo che misfugge anche il mondo è ancora degli uomini. Nell'antico le sole donne a cui era concesso il palcoscenico
erano le Giullaresse e ancora nel Seicento le donne che recitavano in teatro erano considerate delle prostitute. I ruoli femminili sono stati per lungo tempo rappresentati da ragazzi (si pensi ai famosi mariuoli, ossia coloro che vestivano i panni delle Marie nelle rappresentazioni sacre) e ce n'è voluto di tempo e di sudore per cambiare un po' le cose. Ci hanno fatte nascere colpevoli, con la vergogna del peccato e l'originaria colpa da scontare. L'impegno delle donne nel comico è stato anzitutto distruggere, facendo ridere, questa angoscia. Ma quanto a parità… no, non ci siamo ancora ».
Lei ha partecipato alle lotte per l'emancipazione della donna. Con quali risultati ?
« Con la presa di coscienza che le battaglie non finiscono mai. Molte donne che hanno frequentato i movimenti femministi negli anni Settanta oggi si sono sedute, probabilmente per sempre. Ma non è una colpa, è una semplice risultanza : significa che la vita fuori casa è dura, che le delusioni arrivano e che spesso sono cocenti. Allora è più facile seguire l'onda, fermarsi, soprattutto quando i momenti diventano pesanti e l'impotenza si trasforma in disillusione. Tuttavia, è bene ricordarlo, c'è chi continua a battersi, contro le fabbriche che chiudono, contro le violenze che le donne subiscono.
Spesso è un lavoro sotterraneo, che non si vede, ma è proprio di questo che abbiamo bisogno oggi ».
L'impegno politico, per lei per suo marito, è coinciso sempre con il teatro politico. Cosa possono fare una giullaressa e un giullare nel 2000 ?
« Questo di oggi è un mondo dominato dall'indifferenza, anche se non è bene generalizzare. L'
individualismo e l'attaccamento ai valori materiali hanno prevalso. Eppure i disprato rimangono, c'é una folla di emarginati, di nuovi poveri, come li chiamano oggi, che ci guarda in silenzio e il cui sguardo addolora. Solo trent'anni fa io non ricordo, a Milano, di barboni che dormivano per strada : oggi sono una realtà. Davanti a questo scenario, noi giullari non possiamo che continuare a denunciare i soprusi e gli abusi di potere. Proprio come facevano i giullari del Quattrocento. E come allora, anche oggi c'è chi ha voglia di ascoltarci e di non sedersi».
Lei a Locarno presenterà Sesso ? Grazie giusto per gradire : cosa dobbiamo aspettarci ?
« E' uno spettacolo che mi è costato moltissimo. Dario non ne voleva sapere, diceva che non sarei mai potuta andare in scena con un testo del genere, che ero una donna e che non potevo dire certe cose. E io a ribattergli 'lasicami fare, sono argomenti difficili ma lo presenterò con cura'. E così è stato. Si tratta di un testo di Jacopo (il figlio della coppia Fo-rame, ndr) che ho ripreso, adattato, infine rappresentato. L'anno era il 1995. In questo spettacolo parlo di verginità, di eiaculazione
precoce, insomam temi caldi. Tuttavia non è uin testo femminista contro il maschio, quanto un atto di amore verso il mio prossimo. Lo definisco così perché i problemi legati al sesso sono all'ordine del giorno e asoffrirne sono soprattutto le persone giovani. E ' un testo che ha una sua vita e una sua valenza, e che sorpattutto è lontano dalla volgarità che oggi va tanto di moda».
Franca Rame dice anche che il Nobel per la letteratura attribuito a Fo (1997) è stata la rivalsa dalle umiliazioni subite da parte del potere, e mette in prima fila il comune di Milano che « non ci ha mai dato una sede e ci ha costretti ad occupare uno spazio per recitare ».
Parla soprattutto di lui, del Dario, al quale inifne indirizza un rimprovero : « Quel ragazzo si trascura. Dovrebbe farsi curare per quel problema ai bronchi, ma lui no… un testardo ». E sospira. In modo allegro, come sanno fare gli attori. Come, soprattutto, sanno fare le donne quando parlano dei loro uomini.
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