[ È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva. ]
John Keating (Robin Williams), in L'attimo fuggente, 1989

il fantasma e i viaggi con gwendalin

si aggira di notte un fantasma nella mia casa, lo specchio dice che sono io, non ho voglia di credergli.
ciononostante va in scena l'insopportabile ripetizione del rogo. come per uno stregone inchiodato dalla persecuzione e dall'ignoranza, io però non ho un'inquisizione da incolpare, nessun nemico da perdonare.
certe nottate sono corse al rallentatore, corse da fermo, verso la luce dell'alba o almeno la sua idea, quasi sempre finiscono per colare sotto le lenzuola sudate di stanchezza senza andare oltre all'attenuazione di qualche ombra.

sono forse un'ombra anch'io. ma un'ombra con gli spigoli, e con una voce, che stridisce ripetutamente lamenti e contratti sospiri.
ci sono notti che fanno spalancare gli occhi sul quel buio decifrato dalla civetta, malinconica nonché ancora affamata. sono le notti di esplorazione: nei territori a nord dei pensieri più irrazionali si vola liberi creando figure impreviste e asimmetriche, ma quando si vuole ritrovare il cammino si attraversano le paludi della consapevolezza che nascondono gli inganni delle certezze mascherate da segnali e da codici. ci sono notti in cui si trovano tesori e altre in cui si scivola nella caverna dell'orco, la stamberga dei più disgustosi, sanguinolenti pezzi di sé.
a volte i fantasmi sanno ascoltare ben oltre sé stessi e le notti trasformano le note in vive emozioni vibranti ed ecco che il tesoro è scoperto, ritrovato il volo figurato, spento il fuoco del dolore, placati gli spiriti erranti.
è solo magia con tecnologiche opzioni, e un po' di universo che si piega dolcemente al bisogno, senza sforzo, in silenzio da un lato, e che dal lato delle cuffie rivolto all'orecchio sussurra autentiche vibrazioni plasmatiche.


il racconto del fantasma

sono immobile nell'oscurità, teso, sento gli occhi pesanti e il torace che senza fare alcun movimento urta spigoli inesistenti, l'occhio prontamente si vela e nella contrazione rilascia una goccia. lame contorte trafiggono le carni mentre sento là fuori una civetta che si lamenta, di continuo, di continuo, incessante.
chiodi poi, che martellate spingono nel profondo finché abbandono pensieri d'ira e per un istante mi perdo. sono pronto a confessare, ma non so cosa ne chi voglia ascoltare.
niente e nessuno: c'è la dilatata assenza di tutto, si direbbe anche del tempo se non venisse poi, irrimediabilmente, l'ora in cui non ce n'è più.
sudo e aspetto che tutto finisca, insieme alla notte. è che manca ancora troppa strada alla luce per raggiungere il mio angolo di mondo, questa casa, questo letto. è la fine che più di ogni altra cosa non c'è.
ho fame ma non mi alzo, ho le ginocchia vicine all'addome, molto vicine, non voglio muovermi, metto le cuffie e avvio la playlist e la radio mi porta negli anni 90 con il pop britannico dei BLUR, guardo e vedo che si tratta di No Distance Left To Run.
è il turno di Bob Marley, Do it twice e poi King Crimson, tutti i sei minuti e sedici secondi di Red.
sto viaggiando libero, la zavorra è pesante ma il volo si compie lo stesso.
Aerosmith insoliti ma non troppo in Come Together, zona di passaggio per un'altra dimensione, nei luoghi di Annie Lennox, con le vibrazioni di Lost, come a ribadire la potenza dei suoi velluti e le trame di questo pop di classe. quando arrivano i Gomez con Get miles sono già convinto che la strada è da percorrere fino a che non sia tutta consumata. più tardi scoprirò che dei Gomez non c'è più alcuna traccia che mi interessi. chi sono gli Spaceman 3, che grattavano le corde già dagli anni ottanta? non ne ho mai sentito parlare, questo pezzo di cui non riesco a vedere il titolo mi aiuta a superare la distanza che mi porta al cospetto dei Pink Floyd: Run like Hell e ricordi roboanti scatenano immagini scintillanti nel viaggio delirante che sto facendo. ai Lagwagon (?) l'arduo compito di succedere ai Pink e di condurmi verso l'atterraggio perfetto su C'Est Si Bon di Louis Armstrong.
ripartire è impossibile, lo strazio ritrova la sua forza, il corpo è molesto e la mattina si sta avvicinando, sono grato a radio gwen per il viaggio. le finestre sull'emozionante So Broken di Bjork che mi fa drizzare i peli  di tutto il corpo e scuote aree emotive inimmaginate, o sulla frenetica, libera e magnifica "diversità" di Tom Waits - un esempio: Lie to me - mi fa sperare in prossimi futuri voli notturni. mi sono abituato alle cuffie nelle orecchie. si abitui la notte a non avermi più.

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